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Gesù e i farisei

Primo venerdì del mese 5 aprile 2019
Tema: “Gesù e i farisei” (Mt 23)
dalla catechesi di don Sabino Frigato – Vicario episcopale – Diocesi di Torino

Nelle catechesi precedenti avete passato in rassegna gli incontri di Gesù con Pietro, con i malati, con il lebbroso, con il cieco, con il centurione e con le due sorelle Marta e Maria.
Questa sera fissiamo la nostra attenzione non sugli incontri, bensì sugli scontri di Gesù con i Farisei.
I Vangeli sono pieni di questi scontri polemici e durissimi. Perché Gesù, sempre gentile e accogliente con tutti, se la prende tanto contro i Farisei? E perché i Farisei, a loro volta, ce l’avevano a morte con Gesù? Per rispondere bisogna conoscere chi erano questi Farisei.
Erano dei Giudei con alcune caratteristiche ben precise; la prima era questa: erano attaccatissimi alle loro tradizioni religiose che, secondo loro, per essere dei buoni ebrei graditi a Dio, non si dovevano mettere in discussione e soprattutto bisognava osservarle scrupolosamente.Trasgredirle era molto pericoloso; ne sapeva qualcosa Gesù che veniva accusato perché guariva i malati in giorno di sabato in cui era proibita severamente ogni attività.
I farisei, che erano stimati dalla gente semplice del popolo, avevano molto potere religioso e politico; lo si è visto chiaramente prima, durante e dopo il processo e la morte di Gesù.
Gesù, però, non aveva per loro la stima che la gente comune aveva nei loro riguardi; anzi, era entrato ben presto in aperto conflitto con loro. Infatti li rimproverava fondamentalmente per il loro atteggiamento di autosufficienza verso Dio e di orgoglioso disprezzo verso il prossimo fino alla ipocrisia: atteggiamenti opposti a quelli di Gesù.
I farisei erano convinti che per guadagnarsi la benevolenza di Dio bastasse osservare tutti i precetti religiosi del tempo; questo modo di ragionare si chiama autosufficienza. Inoltre i Farisei si ritenevano migliori degli altri per cui disprezzavano coloro che non erano come loro e ritenevano di guadagnarsi la salvezza con i propri sforzi umani obbedendo alle leggi e alla loro tradizione religiosa.
Per Gesù, invece, la salvezza è un dono, un puro regalo di Dio e non una semplice conquista umana. È solo il Signore che, con la sua giustizia e la sua misericordia, ci può salvare, perdonando i nostri peccati. Davanti al Signore non possiamo che riconoscerci peccatori bisognosi del suo perdono.
I farisei, volendo salvare la loro immagine di persone giuste e altamente religiose, erano diventati degli ipocriti. Gesù, poiché non sopporta l’ipocrisia, si è ribellato con forza, e per questo li attaccava con una lunga serie di “guai a voi”, e diceva loro: «Guai a voi scribi e farisei ipocriti che assomigliate a sepolcri imbiancati che all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità».
L’ipocrisia dei Farisei consisteva nel voler dare alla gente l’immagine di persone molto per bene, ma, in realtà, quell’immagine era solo una maschera che nascondeva le loro vere intenzioni. Per questo Gesù non poteva sopportare il loro perbenismo perché sapeva che nel loro cuore erano attaccati al denaro e al potere. Erano uomini che si ritenevano autosufficienti e credevano più a se stessi che a Dio.
Dopo 2000 anni i farisei, purtroppo, non sono scomparsi; lo stile e la mentalità del fariseo continua anche oggi: nella chiesa, nella società, negli ambienti di lavoro, nelle relazioni; ovunque.
I moderni farisei sono coloro che danno al Signore le loro pratiche religiose, ma non gli danno il loro cuore e la loro vita.
L’ipocrisia è il tarlo micidiale della corruzione; corrompe tutto: dalle relazioni in famiglia, tra parenti e amici, a quelle sul lavoro, nella società e nelle comunità parrocchiali. L’ipocrisia è la morte della trasparenza.
L’ipocrita è una persona falsa; è colui che simula e camuffa le sue vere intenzioni. L’ipocrita si trova ovunque, e potrebbe essere anche chi ci sta davanti e che incontriamo frequentemente.
Poi c’è l’ipocrita che è in ciascuno di noi: prima di puntare il dito contro l’ipocrisia degli altri dobbiamo stare ben attenti a non essere ipocriti con noi stessi, a non dirci la verità sulle nostre intenzioni.
I danni che l’ipocrisia produce nelle nostre relazioni quotidiane sono enormi; il più grosso, che tutti patiamo, è la diffidenza. Siamo diventati diffidenti verso tutto e verso tutti. Siamo diffidenti anche quando andiamo al mercato per non farci imbrogliare.
Anche in famiglia si è diffidenti; ancor di più tra parenti e anche verso i preti. Non parliamo verso i politici; siamo tutti convinti che parlano per il nostro bene, ma poi cercano solo il loro interesse. E purtroppo è difficile toglierci questa idea dalla testa. Alla fin fine con tutta questa diffidenza otteniamotanto individualismo e tanta solitudine.
Voglio concludere con un forte ringraziamento al Signore.
Nonostante il clima di diffidenza e di ipocrisia che purtroppo esiste, ci sono, però, tante persone, milioni di uomini e di donne, di giovani e di adulti che sanno fidarsi del prossimo senza paura. Penso ai tantissimi volontari e volontarie che si dedicano alle persone bisognose con le loro opere buone. Certamente ce ne sono tanti anche qui questa sera.
Il volontario è colui che guarda e imita il Signore Gesù che ha donato tutto se stesso, e per questo il volontario, donando come ha donato il Signore Gesù, scopre la gioia della vita. Donare in sincerità, senza secondi fini, a cuore aperto, rende bella la vita.Credo che tutti i volontari, chi più e chi meno, facciano questa bella esperienza.
Se l’ipocrisia è il veleno che corrompe e uccide le nostre relazioni con Dio, col prossimo e con noi stessi, il donarsi agli altri in modo disinteressato e trasparente è il vaccino che ci salva e ci rende veri e autentici, come uomini e come figli di Dio.     

A cura di M.M.

 

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