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Editoriali di Don Adriano

Per amare è necessario vivere la carità di Cristo



Carissimi,
è bello impostare la nostra vita sull'amore di Dio, Padre di tutta l'umanità, e di ciascuno di noi. Non c'è vita senza amore di Dio, non c'è vitalità senza la Carità di Cristo Gesù. La carità aumenta in noi la gioia di donare ciò che gratuitamente dal Signore abbiamo ricevuto. La carità genera energie sempre nuove, servizi di volontariato mirato a donare aiuto ai più bisognosi, agli emarginati, alle persone purtroppo sempre più povere che vivono ai margini della società.
Il mondo di oggi ha bisogno di amore, di attenzione amorosa, di tenerezza e di aiuto. Coloro che hanno fame, come quei fratelli e sorelle che il Signore invia nella nostra preziosa mensa del Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione, sono persone che non possono attendere che il resto del mondo trovi le dovute soluzioni perfette; i poveri hanno bisogno di solidarietà, di aiuto concreto, di sostegno e hanno bisogno di un’amorevole presenza umana e di una mano preziosa sostenuta, guidata e sollecitata dalla Divina Provvidenza.
Amare il prossimo, come ben sapete tutti, significa prendersi cura di lui, e anche di Gesù presente nel prossimo.
Sant'Agostino ci dice: “Tu cammini verso il Signore che dobbiamo amare con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente. Al Signore non siamo ancora arrivati, ma il prossimo l'abbiamo sempre con noi”.
L'apostolo Giovanni ci dice: «Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, poiché l'amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l'amore di Dio verso di noi, che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché noi vivessimo per mezzo di lui. In questo è l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che lui ha amato noi e ha mandato il suo Figlio per essere l'espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amato in questo modo, anche noi ci dobbiamo amare gli uni gli altri. Nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio dimora in noi e il suo amore è perfetto in noi. Da questo conosciamo che dimoriamo in lui ed egli in noi» (1Gv 4,7s).
E aggiunge: «Se uno dice: “Io amo Dio”, e odia il proprio fratello, è bugiardo; chi non ama infatti il proprio fratello che vede, come può amare Dio che non vede? E questo è il comandamento che abbiamo ricevuto da lui: chi ama Dio, ami anche il proprio fratello» (1Gv 4,20s).
Non dimentichiamo mai che quello che facciamo agli ultimi, ai poveri e ai piccoli, lo facciamo a Dio stesso: «lo avete fatto a me» (Mt 25,40). Infatti, teniamo sempre presente che Gesù ha voluto identificarsi con ogni persona amata e donataci da Dio, in particolare con i poveri, con i malati e con i bisognosi.
Al centro del cuore di Cristo Gesù stanno i poveri. Pertanto se dimentichiamo l'amore di Cristo, corriamo il rischio che il mondo si incammini verso un deserto di amore. La carità è la via di un mondo nuovo, di una gioia di amare veramente condivisa.
San Paolo ci dice: «E non contristate lo Spirito Santo di Dio, col quale siete stati sigillati per il giorno della redenzione. Sia rimossa da voi ogni amarezza, ira, cruccio, tumulto e maldicenza con ogni malizia. Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo, con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri nell'amore» (Ef 4,30-32,2).

La Vergine Santa ci guidi su questo cammino di grazia e di benevolenza, e ci sostenga nei momenti difficili e faticosi.
A tutti un buon Natale del Signore Gesù
Don Adriano

Questo è il mio comandamento: amare!



Carissimi,

è bello vivere il comandamento dell'amore di Cristo Gesù consegnato a tutta l'umanità e a ciascuno di noi. Senza la Carità di Cristo Gesù nella dinamica della nostra vita, tutto ciò che esiste si spegne, la vita viene meno, il nostro vivere diventa insipido, il nostro operare manca di energia e di vera vitalità. La Carità di Cristo Signore, vissuta con impegno totale, diventa gioia di amare, gioia di donare, gioia di servire il Signore nei poveri, nei diseredati e negli emarginati. Servire Gesù nel prossimo, negli ammalati, in coloro che si sentono soli e abbandonati, si sintetizza nella carità di Cristo vissuta da noi. È la linfa che scorre nei tralci ed è la grazia e la vita che lo Spirito Santo dà agli stessi tralci perché producano meravigliosi frutti. Sono gli stessi frutti della Carità, fino al dono della propria vita.

Per amare davvero, bisogna imparare a donare, a servire e a perdonare.

Gesù ci dice: questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha amore più grande di questo: dare la propria vita per i suoi amici». (Gv 15,12-13). E aggiunge con energia: «Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri» (Gv 15,17). A noi tutti Gesù affida questo testamento, sintesi di tutti i suoi insegnamenti che sono compendio del Vangelo e originalità della bellezza della vita cristiana e umana, missione della Chiesa. «Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). Stupendo!

Anche oggi, carissimi, impegnando le nostre energie umane e spirituali, dobbiamo metterci all'insegnamento prezioso che Gesù ci dona per imparare ad amare e ad esercitare la Carità, mai del tutto assimilata, perché è difficile, ma non impossibile. Solo così possiamo diventare credibili in un mondo sconvolto e stravolto che ha il forte sospetto di tutto e di tutti. Lasciamoci prendere dall’urgenza di vivere il testamento prezioso che Gesù ci ha donato (Gv 13,35), perché tutti ci riconoscano suoi discepoli e che siamo una cosa sola: «Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,21). Il nostro operare nella carità di Cristo deve diventare una presenza viva dell'amore di Dio. Dobbiamo essere un segno evidente che siamo e vogliamo essere i discepoli di Cristo che donano perché amano, che servono i poveri e gli abbandonati perché in loro c'è anche Gesù da servire con gioia. Nell'ultima cena, Gesù nel suo testamento ci dice: «Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35; cfr Gv 15,12). E ancora, come abbiamo già citato: «Nessuno ha amore più grande di questo: dare la propria vita per i suoi amici» (Gv 15,13).

Il “prossimo” deve essere amato e servito come Gesù ci insegna. Qui è completamente rovesciata la logica dell’egoismo e della chiusura in se stessi. Dunque, non dobbiamo servirci dell'altro, ma dobbiamo servire l'altro senza strumentalizzarlo e servendolo con amore vero. Gesù ancora in merito ci dice: «Tutte le volte che l'avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l'avete fatto a me» (Mt 25,40).

Carissimi, affidiamo questo nostro cammino alla nostra madre Celeste, alla Vergine Santa, colei che ha saputo servire il Signore amando.

Don Adriano

Lo Spirito Santo è dono d'amore di Dio in Cristo Gesù

Carissimi,
è bello, ed è un dono inestimabile ricevere da Dio lo Spirito Santo che agisce con la sua opera meravigliosa nel cuore dell'umanità, nel cuore della Chiesa, e nella vita di ciascuno di noi. La nostra vita, senza il dono dello Spirito Santo, sarebbe spenta, e verrebbe meno quella vitalità che alimenta il nostro vivere, il nostro operare, la nostra vita spirituale e umana.
Gesù ha dichiarato che il mondo, l'umanità, non sa che cosa sia lo Spirito Santo, ma ha promesso, e lo stiamo constatando, che quelli che credono in Lui possono conoscerlo, perché dimora in loro: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di Verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché Egli dimora presso di voi e sarà in voi» (Gv 14,16-17). Pertanto, si vive di Cristo per opera dello Spirito Santo. La presenza dell'amore di Dio, della grazia del Signore, è fortemente operante nel cuore dell'umanità e nel cuore di ciascuno di noi.
San Paolo ci dice stupendamente: «È noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori» (2Cor 3,3).
Il profeta Ezechiele ci fa riflettere sull'intervento meraviglioso di Dio Padre che, in Cristo Gesù nello Spirito Santo, continua ad operare per la salvezza di tutta l'umanità e di ogni persona, per dare a ciascuno un cuore nuovo, lo Spirito e la potenza del suo amore misericordioso: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio Spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti; e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. Vi libererò da tutte le vostre impurità: chiamerò il grano e lo moltiplicherò e non vi manderò più la carestia» (Ez 36,26-29).
Sì, è lo Spirito Santo che ci libera dalle opere della carne (cfr Rm 8,13), e ci dona la gioia di ricevere: «Il frutto dello Spirito che è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22).
È bello ciò che ci dice Gesù in merito alla potenza dello Spirito Santo nel suo insegnamento:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore» (Lc 4, 18,19). Quando Cristo Gesù parla, avviene sempre qualcosa di grande, di straordinario: il paralitico si alza (cfr Mt 9,1-8); il mare in tempesta si placa (cfr Mc 4,35-41); il fico si secca (cfr Mt 21, 18-22); i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano (cfr Lc 7,22).
Carissimi, non c'è preghiera senza lo Spirito Santo; Gesù ce lo insegna: al Giordano «mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (Lc 3,21-22). Così sul monte della trasfigurazione «mentre pregava il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante» (Lc 9,29). Affidiamo tutto e tutti all'opera meravigliosa dello Spirito Santo; egli è lo Spirito di Verità, il nostro Avvocato e il nostro Consolatore; è Colui che ci insegna ogni cosa e ci ricorda tutto ciò che Gesù ci ha detto.
A Maria, Madre della Chiesa e di ciascuno di noi, affidiamo il nostro cammino animato dallo Spirito Santo, arricchito dal suo intenso amore e sostenuto dalla sua forza.

Don Adriano

Gesù, amando, guarisce

Carissimi,
vogliamo fissare il nostro sguardo di fede in Gesù che si prende cura anche di coloro che sono toccati dalla malattia e dalla sofferenza. Su di loro e su di noi il Signore Gesù ha uno sguardo delicato, attento e misericordioso. È commovente vedere Gesù che quando incontra le persone malate si ferma, fissa il suo cuore intenso d'amore su di loro e li guarisce. La potenza della sua tenerezza guarisce l'uomo malato, l’uomo in preda della sua sofferenza. Sappiamo che Gesù ha compiuto e compie innumerevoli guarigioni davvero miracolose. Non solo, ma ha voluto comunicare ai dodici apostoli il potere di guarire ogni sorta di malattie e di infermità (Mt 10,1). L'evangelista Marco conclude il suo Vangelo riportando le ultime parole di Gesù prima dell'ascensione.  Il  Signore  indica  i  segni che accompagneranno la predicazione degli Apostoli citando da ultimo: «Imporranno le mani agli infermi e questi guariranno» (Mc 16,18). Pertanto, dopo che Gesù fu assunto in cielo, gli apostoli «partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano» (Mc 16,20). Stupendo! Dio Padre in Cristo Gesù nello Spirito Santo è sempre operante nel cuore dell'umanità con la potenza del suo amore e della sua misericordia. Dio, Padre buono, non dimentica mai coloro che sono in balia della malattia e della sofferenza.
“La guarigione – commenta Benedetto XVI – è una dimensione essenziale della missione apostolica e della fede cristiana in genere”. Cristo Gesù, Signore nostro, è presente in mezzo a noi per guarire, per perdonare e per liberare l'uomo da ogni schiavitù del peccato e del male. Pensiamo che i miracoli del Signore e degli apostoli, sono in se stessi di propria natura, negazione di ogni forma di magia; come Gesù stesso ha spiegato molte volte sono “segni preziosi che rimandano a Dio stesso e tendono a mettere in movimento l'uomo verso Dio. Solo il cammino di progressiva unione con Lui può essere il vero processo di guarigione dell'uomo.
La guarigione fisica è segno che è possibile guarire dai disastri causati dal peccato che è il male supremo dell'uomo: «affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha potestà sulla terra di rimettere i peccati – dice Gesù al paralitico – dico a te: “sorgi, prendi il tuo lettuccio e vattene a casa» (Mc 2,10-11). La remissione dei peccati è, dunque, la suprema guarigione dell'uomo. Anche a noi oggi Gesù dice: “Convertitevi, ritornate ad essere voi stessi, allontanate dal vostro cuore tutto ciò che vi distrugge, che vi immerge sempre di più nella sofferenza e nella malattia. Uscite da tutte quelle situazioni che vi rendono schiavi del male”. In che modo? Convertendoci, pregando, aprendo sempre di più al Signore la nostra vita, che è dono dell'amore di Dio ed esercitando la carità di Cristo Gesù verso coloro che sono nella sofferenza, che sono malati, poveri, indigenti e soli. Preghiamo la Parola di Dio partecipando all'Eucaristia, fonte di ogni guarigione da ogni male e fonte di grazia, di benevolenza e di gioia di vivere. “Signore, tu sei buono e perdoni sempre perché sei pieno di misericordia, perché tu sei amore che libera, perdona e guarisce; ascolta le nostre preghiere. A te grido: esaudiscimi”.

Don Adriano

Ama la vita e vivila in pienezza

Carissimi,
è bello vivere per amare, e amare per vivere.
Il vivere la vita significa accogliere l'amore che scaturisce dal cuore di Dio. È Dio la fonte della nostra vita. Tutto è stato creato da Dio in Cristo Gesù nello Spirito Santo per vivificare la preziosità del nostro vivere.
Pensiamo al creato in cui siamo immersi per gioire nel vivere: le piante, i meravigliosi fiori, le preziose erbe che possiedono forme mirabili, colori stupendi, foglie che esprimono la bellezza della propria pianta, frutti che danno vitalità al dono della vita. Anche gli animali esprimono la bellezza della propria vita secondo le loro varietà e caratteristiche.
Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo. Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli
uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona» (Gn 1,20 s). Queste sono forme meravigliose di vita e sono a servizio dell'uomo, ma tutto deve essere amato, rispettato e usato con riconoscenza verso Colui che tutto ha creato. Guai a fare soffrire le meraviglie che ci circondano! Ci dice stupendamente Shaw: “Solo la nostra stoltezza ci impedisce di trasformare il mondo in un piccolo paradiso” (G.B. Shaw).
La vita umana è e deve essere apertura a Dio, al suo infinito amore, alla sua grazia, alla sua misericordia, al suo perdono, alla sua bellezza, alla sua grandezza; lì sta la vera vita, la gioia di viverla e di amarla, di custodirla con tutte le nostre forze. Dio creò l'uomo a sua immagine e somiglianza (cfr Gn 1,26s). E il libro della Sapienza dice che Dio, in Cristo Gesù, ama tutte le cose: «Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita» (Sap 11,26). Dio stesso, pertanto, invita e raccomanda all'uomo, che è la meraviglia delle meraviglie, la cura della vita. Non solo gli proibisce di uccidere, ma vuole anche che combatta tutto ciò che deturpa il proprio e l’altrui corpo, il sudiciume dell'ambiente, il lavoro sfibrante, la trascuratezza e il disordine, gli eccessi nel bere e nel mangiare, l'uso di stupefacenti e tutto ciò che lascia un senso di atroce assuefazione.
È bello ciò che dice sant’Ireneo: “L'uomo vivente è gloria di Dio”.
Nel libro della Sapienza leggiamo: «Tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata» (Sap 11,24). Tutto è segno dell'amore di Dio. Pertanto, la nostra vita è sempre attiva, rinvigorita dalla grazia del Signore:
«In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo » (At 17,28). Anche sant'Agostino stupendamente in merito ci dice: “Tu ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto sino a quando non riposa in te”. Al giovane ricco che gli chiedeva che cosa dovesse fare per entrare nella vita eterna, nella pienezza dell'amore di Dio, Gesù rispose: «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti» (Mt 19,17). Inoltre, tra i comandamenti da osservare, Gesù ancora aggiunge: «Non uccidere» (Mt 19,18). Dunque, tutto ciò che minaccia la vita deve essere combattuto: fame, malattie endemiche, violenza, soprusi, guerre, omicidi, genocidi, aborto, eutanasia, suicidio volontario, violazione dell'integrità della persona umana, le torture e tutto ciò che offende la dignità umana.
Guai a chi offende la bellezza e la grandezza della vita.
Maria, la Madre del Signore, della Chiesa e di ciascuno di noi, che è stata esemplare nel gioire e nel vivere intensamente la vita, ci sostenga e susciti in noi il fervore dell’amore alla vita, dono immenso che Dio ha elargito a tutta l'umanità. Pertanto ognuno si impegni per arricchire la propria vita con le opere di bontà, di tenerezza, di grazia e di servizi gioiosi caritatevoli verso i fratelli e le sorelle bisognosi, poveri, emarginati, malati e sofferenti.

Don Adriano


"...Io sto in mezzo a voi come colui che serve" (Lc 22,27)

"...Io sto in mezzo a voi come colui che serve" (Lc 22,27)

Carissimi,
è stupendo servire per amare guardando come Gesù ci insegna a gioire servendo ed esercitando la carità. La via alla vera grandezza e bellezza della nostra vita è quella di servire e di esercitare la carità di Cristo amando. Tutti siamo chiamati a un servizio reciproco; a donare il meglio di noi stessi a coloro che soffrono, che sono poveri, che si trovano ai margini della famiglia e della società che non hanno voce in capitolo e che sono emarginati e sfiduciati.
Chiediamoci: chi ci dona l'energia, la forza e la felicità di servire per amare? Lo Spirito Santo è quell'energia spirituale che ci spinge a donare senza riserve ciò che dal Signore gratuitamente e abbondantemente abbiamo ricevuto e continuiamo a ricevere. È bello ciò che ci dice Gesù nel Vangelo: «…il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mt 20,28). È l'amore di Dio che ci spinge a donare, e sempre donare, in Cristo Gesù nello Spirito Santo il nostro servizio. Se si ama, se si serve con gioia e se si esercita la carità di Cristo Signore, solo così si può assaporare e gustare il valore della carità del servizio donato per amore. La carità è Dio che ama, ma per servire bisogna vivere in Cristo; fuori di lui non è possibile vivere amando e servendo. Non a caso san Paolo, nelle sue lettere, usa l'espressione “in Cristo” 164 volte; poi la ripete usando il pronome “in lui”, e poi ha saputo dire: «Per me vivere è Cristo» (Fil 1,21).
La preghiera sia la nostra forza, e sia il nostro imparare a dare del tempo a Dio animato dallo Spirito Santo; è un tempo per stare con il Signore, perché possa operare in noi nel nostro quotidiano, nel nostro servizio amorevole e caritatevole, nelle possibili fatiche, e che possa davvero invadere la nostra vita. È bello pregare per amare! È la preghiera che ci rende fedeli e perseveranti nel vivere intensamente la nostra vocazione alla vita, alla famiglia, al lavoro, al nostro servizio ai più poveri tra i poveri per vivere insieme la volontà del Signore. Così pure l'Eucaristia, che è il capolavoro dell'amore di Dio per tutta l'umanità e per ciascuno di noi, deve essere il cuore del nostro vivere e del nostro operare servendo. Dio ci nutre in Cristo Gesù nello Spirito Santo con il suo amore, con la sua infinita misericordia, e con la sua bontà. L'Eucaristia è il punto più alto dell'amore di Dio per noi, per ciascuno di noi, e porta nel centro della nostra vita il santo mistero del corpo e del sangue del Signore. Dio è presente e operante nel cuore dell'umanità per sostenerla e animarla in un cammino di conversione e di santificazione; pertanto, celebrando l'Eucaristia, l'amore di Cristo, diffuso nei nostri cuori, ci spinge ad amare e a servire i fratelli e le sorelle fino ad assumerci le loro debolezze, i loro problemi, le loro difficoltà e le loro povertà. Pertanto: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35).
La santa Madre di Dio, della Chiesa e di ciascuno di noi, accompagni con il suo cuore materno il nostro servire per amare.

Don Adriano

Questo è il mio comandamento (Gv 15,12)



"Questo è il mio comandamento" (Gv 15,12)

Carissimi,
vivere il comandamento della carità, dell'amore e della bontà, significa preghiera intensa e partecipazione al dono immenso dell'Eucarestia da cui riceviamo grazia su grazia; carità donata perché vissuta con amore. Vivendo in Cristo, Signore nostro, noi riusciamo, per l’opera meravigliosa dello Spirito Santo, a tradurre in opere la stessa carità di Cristo Gesù, il comandamento dell'amore di Dio, che deve essere segno evidente di coloro che il Signore ha scelto e inviato nel quotidiano a portare l'annuncio del Vangelo, il servizio caritatevole a coloro che sono nella sofferenza, che sono sempre più poveri, che sono abbandonati a se stessi, alla tristezza e all’angoscia. L'amore di Dio in Cristo Gesù nello Spirito Santo è la linfa che scorre nella vita
dell'umanità, nella vita di ciascuno di noi. La grazia del Signore, produce e deve produrre i medesimi frutti della Carità fino al dono della propria vita.
Chi ama, non può che donare, e donare sempre, senza riserve.
Gesù dice ai suoi e a noi: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,12-13), e aggiunge con energia: «Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri» Gv 15,17). Gesù affida a ciascuno di noi questo testamento che è la sintesi di tutti i suoi insegnamenti, compendio del Vangelo, originalità della vita umana e cristiana, missione della Chiesa, di tutti noi, ovunque ci si trovi a vivere il proprio quotidiano. La nostra vita è partecipazione viva, operante nella carità di Cristo, nel suo amore per il Padre e per tutta l'umanità; un amore dimentico di sé. È la preghiera che ci porta a gioire nell'esercitare la carità di Cristo Gesù, Signore nostro. Senza la preghiera non si è abilitati ad amare, a donare e a ricevere amore; a donare amore che manca al mondo di oggi! Impariamo a dare tempo al Signore. La preghiera va intesa anche come tempo per stare con Gesù, perché possa operare in noi tra le distrazioni, le fatiche e i problemi che travagliano la nostra vita. Mediante la preghiera, Gesù interviene nelle nostre sofferenze, nei momenti di solitudine e di malattia, e con la potenza dello Spirito Santo Egli entra nel cuore della nostra vita per confortarla, guidarla, sostenerla, illuminarla e arricchirla della sua presenza. Così pure la celebrazione eucaristica, dono immenso dell'amore di Dio, deve essere messa al centro del nostro vivere, del nostro operare. È il mistero del Corpo e del Sangue del Signore vivo e presente nel cammino dell'uomo: lo sostiene, lo anima e lo arricchisce della potenza dell'amore di Dio, della Parola di vita, della sua misericordia, della sua bontà e della sua tenerezza. Solo così si impara ad amare Dio, ad amare Cristo Gesù e lo Spirito Santo; ad amare i fratelli e le sorelle che il Signore ci ha messo a fianco, o ci fa incontrare nel nostro cammino di vita: e sono tanti e tante. Dobbiamo imparare ad amare l'umanità bisognosa di serenità, di pace, della Misericordia di Dio, di armonia, di gratitudine, di generosità, di perdono e di solidarietà.
La Vergine Maria, la piena di grazia, La Madre della Chiesa, guidi e sostenga questo nostro cammino meraviglioso.

Don Adriano


Vivere animati, illuminati, guidati dallo Spirito Santo

É lo Spirito Santo che anima il nostro vivere e il nostro operare nel cammino della nostra vita.
San Paolo ci invita ad affidare all'opera meravigliosa dello Spirito Santo il nostro continuo rinnovamento nello spirito per vivere amando.
L'apostolo delle genti dice a tutti: «Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo, se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera» (Ef 4,20-24). Deve emergere in noi la nuova creatura, quella creata e amata intensamente da Dio in Cristo Gesù nello Spirito Santo. È importante che il nostro operare quotidiano diventi sempre più bello e più arricchente di fede, di speranza e di opere caritatevoli. È importante che tutto e tutti siano messi nel cuore e nelle mani di Dio. Dio è amore! Dio è fonte di gioia che, purtroppo, ai nostri giorni è sempre più carente. Il nostro Dio è un Padre ricco di Misericordia e di tenerezza. È lui che vivifica dal profondo del nostro cuore il nostro vivere, il nostro operare e il nostro crescere spiritualmente in Cristo Gesù nello Spirito Santo.
Dio è sempre presente nel nostro cammino di vita! In questo nostro stupendo itinerario siamo sempre animati dalla presenza mirabile di Dio.
Se Dio ci lasciasse soli la nostra vita si spegnerebbe e il coraggio di affrontarla verrebbe meno. L'opera mirabile dello Spirito di Gesù in noi è inesauribile e sempre attiva. È bello ciò che dice San Paolo quando parla dello Spirito di Dio, dello Spirito Santo: «Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza» (2Tim 1,7).
Lo Spirito Santo è principio animatore e verificatore, ed è anche principio di forza e di vigore: è lui che ci insegna a pregare alla presenza del Signore; ci insegna a gioire nello stare alla presenza del Signore; ci insegna a contemplare le meraviglie operate da lui e ad esercitare la carità verso i bisognosi, i poveri, gli indigenti, gli emarginati e gli ammalati. Lo Spirito Santo ci insegna a partecipare alla celebrazione eucaristica, alla confessione periodica e alla vita sacramentale. Teniamo sempre presente che l'Eucaristia celebrata e vissuta ci porta nel cuore dell'amore di Dio donato in pienezza in Cristo Gesù nello Spirito Santo a tutta l'umanità. Lo Spirito Santo in Cristo Gesù è potenza dell'amore di Dio, della sua misericordia, della sua bontà e della sua compassione.
Lo Spirito Santo ci fa vedere Dio nei fratelli e nelle sorelle per servire ed amare Gesù in loro. Gesù ci dice: «Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri» (Gv 15,17). Anche san Paolo dice: «Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione» (Col 3,14).
Noi dobbiamo essere, per il prossimo, l'immagine del Signore Gesù.
Nel Vangelo Gesù ci dice: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt 5,16). La Carità di Cristo Gesù e l'amore di Dio devono rimanere sempre vivi nel nostro cammino di vita, come ci ha insegnato e ci insegna Maria Santissima, Madre della Chiesa, Madre Nostra e madre del Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione.

Don Adriano


Il dramma della sofferenza nell'uomo

Gennaio-Febbraio 2023

Carissimi,

illuminati dallo Spirito Santo, ci proponiamo di riflettere sul significato della sofferenza che coinvolge la vita di ogni persona.
Gesù è il sofferente per eccellenza; egli si è addossato tutti i nostri peccati, non solo, ma si è fatto carico anche delle nostre sofferenze che ci coinvolgono e che travagliano tutta l'umanità.
Per Gesù soffrire significa amare, amare intensamente, amare per salvare l'uomo immerso anche nella sofferenza, nel peccato e nel male che lo rattristano. Il nostro Dio è il Dio della vita, della gioia, della salute, del perdono, della Liberazione e della guarigione. È necessario pregare con fede, così: “O Dio, che nel tuo amore di Padre ti accosti alla sofferenza di tutti gli uomini, uniscici alla Pasqua del tuo Figlio e rendici puri e forti nelle prove, perché sull'esempio di Cristo, illuminati dalla speranza che ci salva, impariamo a condividere con i fratelli il mistero del dolore ”.
Il dramma della sofferenza coinvolge tutte le età della vita: anziani e giovani, ricchi e poveri, innocenti e peccatori, tutti sono coinvolti. Ma noi confidiamo nel Signore Gesù, in lui troviamo il senso della sofferenza, la forza per superarla e per vincerla. È bello ciò che preghiamo con il salmista: «Si consumano i miei occhi nel patire. Tutto il giorno ti chiamo, Signore, verso di te protendo le mie mani» (Sal 87,10). E ancora: «Signore tu vedi l'affanno e il dolore, tutto tu guardi e prendi nelle tue mani. A te si abbandona il misero, dell'orfano tu sei il sostegno. Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri, rafforzi i loro cuori» (Sal 9,35.38). Il Signore ha cura di noi, ci sostiene ci dona la forza e la Grazia. Solo lui dissolve la sofferenza che ci rattrista. Ancora con fede così preghiamo: «Io sono povero e infelice; di me ha cura il Signore. Tu, mio aiuto e mia liberazione, mio Dio, non tardare» (Sal 39,18).
«A Dio tutto è possibile» (Mt 19,26). E per noi: «Tutto è possibile per chi crede» (Mc 9,23). Soffrire vuol dire anche amare di più la vita, ritenere la salute come un grande dono di Dio che non deve essere sciupato, ma custodito con amore e con riconoscenza. La sofferenza è anche correzione, è purificazione, è distacco dalle vanità, è sprone alla fiducia e all'abbandono nel Signore che è bontà, tenerezza infinita e compassione. Ci dice stupendamente Isaia: «Ho visto le sue vie, ma voglio sanarlo, guidarlo e offrirgli consolazioni. E ai suoi afflitti io pongo sulle labbra: “Pace, pace ai lontani e ai vicini”, dice il Signore, “io li guarirò”» (Is 57, 18-19).
Sì, abbiamo bisogno di guarigione da tutto ciò che causa sofferenza. Il sofferente, per guarire, ha bisogno di amore, delle attenzioni e delle cure mirate dei fratelli e delle sorelle che con gioia, esercitando la carità di Cristo Gesù, servono coloro che sono bisognosi, malati, disperati, sfiduciati, emarginati, soli, poveri, veramente poveri: questa è anche sofferenza.
Ecco anche il motivo per cui il Signore Gesù ci invita a sconfiggere la sofferenza amando, e ci dice: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti (Mt 22,37-40). E ancora: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35). Anche san Paolo ci invita a portare aiuto a coloro che sono sofferenti; tutti siamo sofferenti, ma la carità, la bontà e la misericordia diventano la nostra liberazione e la forza di vincerla: «… Voi infatti, fratelli, mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso» (Gal 5,13-14).
A Maria, Madre della Chiesa e di tutti noi, affidiamo il nostro cammino a volte sofferente e bisognoso del suo sostegno e del suo aiuto.    

Don Adriano

La carità di Cristo ci esorta ad amare

Carissimi,

è necessario e importante vivere la carità di nostro Signore Gesù Cristo per imparare ad amare e a servire con dolcezza e tenerezza il nostro prossimo, i nostri cari, le nostre famiglie, i poveri, gli indigenti e coloro che sono ai margini della società. La carità di Cristo sa solo amare, come Gesù ci insegna: amare pregando e pregare amando.
San Paolo, scrivendo ai cristiani di Filippi, ci dice stupendamente: «Rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri» (Fil 2,2b4).
Ciascuno di noi, nel nostro Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione, deve impegnare le proprie energie per calare nel proprio quotidiano il dono sublime della carità di Cristo Gesù amando la propria famiglia, il lavoro che ci è affidato, lo studio, la Chiesa, la fraternità in cui siamo inseriti e il mondo anche
sociale di cui facciamo parte integrante. La carità del Signore Gesù deve essere presente e operante ovunque noi ci troviamo a esprimere il nostro vivere e tutti quei doni che lo Spirito Santo ha messo nel nostro cuore. Solo lo Spirito Santo può donarci la gioia di amare, di convertirci, di avere dentro di noi un cuore nuovo e uno spirito nuovo. Infatti, il profeta Ezechiele ci dice: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio» (Ez 36,26-28).
Per amare veramente, bisogna avere un cuore di carne, un cuore che pulsi solo amore.
Tutto ciò che siamo è un dono dello Spirito Santo. Infatti è dalla carità di Dio diffusa nei nostri cuori e nel nostro vivere per mezzo dello Spirito Santo, che il Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione trae origine, e da esso viene costruita come una vera fraternità, direi famiglia, la nostra seconda famiglia riunita nel nome del Signore. Si è famiglia solo quando si ama; si è se stessi solo quando si esercita la carità di Cristo verso i bisognosi, gli emarginati, i più poveri tra i poveri, verso gli indigenti, le persone sofferenti, verso i malati e i diseredati.
È bello ciò che ci dice Gesù in merito. Nell'ultima cena ci ha affidato un compito straordinario dando lui stesso l'esempio di come servire per amare e di come porsi all'ultimo posto per meglio servire amando. Quindi, durante l'ultima cena, il Signore Gesù ci ha affidato il comandamento nuovo dell'amore reciproco: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati» Gv 13,34; cfr 15, 12). Gesù ci ha fatto il dono dell'istituzione dell'Eucaristia che, facendoci comunicare all'unico pane di vita e all'unico calice, alimenta l'amore reciproco e crea tra di noi un cuore solo e un'anima sola.
Pregando il Padre Gesù dice: «Tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,21). La venuta dello Spirito Santo, primo dono ai credenti, ha realizzato l'unità voluta da Cristo Signore. Dove non c'è unità, dove non c’è comunione di vita e fraternità, non c'è spazio per la carità. Dove mancano la preghiera, la parola di Dio e l'Eucaristia, manca la spinta forte di gioire per amare e di esercitare la carità. Non dimentichiamo che la nostra vita partecipa alla carità di Cristo, al suo amore per il Padre e per i fratelli; un amore dimentico di sé: amo perché amo; amo perché Dio è amore, perché Dio è carità, perché Dio è bontà infinita.
A Maria affidiamo tutto ciò che ci dona la gioia di amare, di essere sempre caritatevoli e di servire il Signore con gioia.   

Don Adriano

CASA DI SPIRITUALITÀ

Monastero Abbaziale Cistercense di Casanova. Carmagnola (Torino)
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T 011 979 52 90
Aperto ogni domenica e festivi dalle 15 alle 18.
Don Adriano riceve il sabato dalle 6,30 alle 11. Segue celebrazione eucaristica.
Per partecipare alle celebrazioni a Casanova presiedute da don Adriano, è possibile prenotare il pullman telefonando a Michelina al numero 349.2238712. Partenza da Settimo T.se ore 13,00 – Da Piazza Maria Ausiliatrice – Torino ore 13,45.

CENTRO DI ASCOLTO

Corso Regina Margherita 190
10152 Torino
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T 011 4377070
info@cenacoloeucaristico.it

Orario di ricevimento:
Lunedì dalle 7,30 alle 9,30
Giovedì dalle 13,30 alle 16,30

Nei centri di ascolto di Torino e Casanova continua l'accoglienza rispettando le norme vigenti relative al distanziamento e all'uso della mascherina

MENSA DEI POVERI

Opere caritatevoli per i poveri
Mensa via Belfiore 12, Torino
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Distribuzione sacchetti pasto:
domenica e festivi dalle ore 9.00 alle 11.00
Distribuzione pacchi viveri alle famiglie bisognose:
sabato dalle ore 9.30 alle 12.00
Mensa preserale calda per i senzatetto:
da lunedì a venerdì dalle ore 14.30 alle 17.00 

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