La carità di Cristo ci esorta ad amare
Carissimi,
è necessario e importante vivere la carità di nostro Signore Gesù Cristo per imparare ad amare e a servire con dolcezza e tenerezza il nostro prossimo, i nostri cari, le nostre famiglie, i poveri, gli indigenti e coloro che sono ai margini della società. La carità di Cristo sa solo amare, come Gesù ci insegna: amare pregando e pregare amando.
San Paolo, scrivendo ai cristiani di Filippi, ci dice stupendamente: «Rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri» (Fil 2,2b4).
Ciascuno di noi, nel nostro Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione, deve impegnare le proprie energie per calare nel proprio quotidiano il dono sublime della carità di Cristo Gesù amando la propria famiglia, il lavoro che ci è affidato, lo studio, la Chiesa, la fraternità in cui siamo inseriti e il mondo anche
sociale di cui facciamo parte integrante. La carità del Signore Gesù deve essere presente e operante ovunque noi ci troviamo a esprimere il nostro vivere e tutti quei doni che lo Spirito Santo ha messo nel nostro cuore. Solo lo Spirito Santo può donarci la gioia di amare, di convertirci, di avere dentro di noi un cuore nuovo e uno spirito nuovo. Infatti, il profeta Ezechiele ci dice: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio» (Ez 36,26-28).
Per amare veramente, bisogna avere un cuore di carne, un cuore che pulsi solo amore.
Tutto ciò che siamo è un dono dello Spirito Santo. Infatti è dalla carità di Dio diffusa nei nostri cuori e nel nostro vivere per mezzo dello Spirito Santo, che il Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione trae origine, e da esso viene costruita come una vera fraternità, direi famiglia, la nostra seconda famiglia riunita nel nome del Signore. Si è famiglia solo quando si ama; si è se stessi solo quando si esercita la carità di Cristo verso i bisognosi, gli emarginati, i più poveri tra i poveri, verso gli indigenti, le persone sofferenti, verso i malati e i diseredati.
È bello ciò che ci dice Gesù in merito. Nell'ultima cena ci ha affidato un compito straordinario dando lui stesso l'esempio di come servire per amare e di come porsi all'ultimo posto per meglio servire amando. Quindi, durante l'ultima cena, il Signore Gesù ci ha affidato il comandamento nuovo dell'amore reciproco: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati» Gv 13,34; cfr 15, 12). Gesù ci ha fatto il dono dell'istituzione dell'Eucaristia che, facendoci comunicare all'unico pane di vita e all'unico calice, alimenta l'amore reciproco e crea tra di noi un cuore solo e un'anima sola.
Pregando il Padre Gesù dice: «Tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,21). La venuta dello Spirito Santo, primo dono ai credenti, ha realizzato l'unità voluta da Cristo Signore. Dove non c'è unità, dove non c’è comunione di vita e fraternità, non c'è spazio per la carità. Dove mancano la preghiera, la parola di Dio e l'Eucaristia, manca la spinta forte di gioire per amare e di esercitare la carità. Non dimentichiamo che la nostra vita partecipa alla carità di Cristo, al suo amore per il Padre e per i fratelli; un amore dimentico di sé: amo perché amo; amo perché Dio è amore, perché Dio è carità, perché Dio è bontà infinita.
A Maria affidiamo tutto ciò che ci dona la gioia di amare, di essere sempre caritatevoli e di servire il Signore con gioia.
Don Adriano