Guarigione di due ciechi
Primo venerdì del mese 6 dicembre 2019
Tema: "Guarigione di due ciechi" (Mt 9,27-31)
Relatore: Fr. Luciano Manicardi – Priore del Monastero di Bose
I vangeli testimoniano che Gesù ha incontrato un gran numero di malati, di persone afflitte da svariate malattie. Nel nostro testo Gesù incontra, o meglio, si lascia incontrare, da due ciechi.
Gesù è appena uscito dalla casa di un uomo importante, un capo, che gli aveva detto: “Mia figlia è morta proprio ora, ma tu vieni, imponi le mani su di lei e lei vivrà”. Gesù va e scaccia dalla casa coloro che facevano il lutto e piangevano come sempre nei riti dei funerali, poi prende per la mano la bambina che si alza. Tutto termina con la frase: “La sua fama si diffuse in tutto il paese”. Questa fama, evidentemente, ha raggiunto anche due uomini ciechi i quali, avendo sentito dire di questo gesto potente di Gesù, ora lo seguono gridando e chiedendogli di aver pietà di loro, ovvero di chinarsi sulla loro infermità e di guarirli. Forse è per questo che essi dicono a Gesù che credono davvero che lui possa guarire la loro cecità. Chi ha fatto passare dalla morte alla vita una persona, potrà far passare dalle tenebre alla luce anche i ciechi!
La fede nasce anche grazie al passaparola: in piazza, al mercato, conversando, qualcuno parla di un maestro che ha una parola potente e affascinante, che compie azioni di guarigione, che perdona i peccati, che usa misericordia, che avvicina i poveri e i malati, gli emarginati e i peccatori con amore e compassione, ed ecco che alcuni cercano in tutti i modi di incontrare Gesù intuendo che egli può davvero dare una svolta alla loro vita, può guarirli, perdonarli e sanarli.
Citiamo un altro caso. Un centurione che aveva un servo gravemente malato “sente parlare” di Gesù e lo cerca perché venga a guarirlo. Anche di lui Gesù elogia la fede. Ebbene, anche qui ecco che i due ciechi avendo sentito parlare di ciò che Gesù ha compiuto, osano avvicinarsi a lui e lo implorano.
C’è una curiosità buona, non invadente, una curiosità che è cura, sollecitudine e intelligenza, e che diviene occasione di incontrare chi può cambiare la nostra vita. Come spesso avviene sono i malati, i bisognosi che accorrono da Gesù; non è tanto Gesù che li va a cercare, ma sono loro che sono come attratti dalla sua persona. Gesù non ha atteggiamenti ieratici che lo isolano e lo rendono lontano dalle persone, ma si mostra accogliente e aperto; ha un’umanità calda e non respingente. Gesù non pone distanze tra lui e gli altri, ma si lascia avvicinare dai due ciechi che gli si fanno prossimi; non chiede che cosa vogliono, ma se credono davvero che lui possa guarirli; li interroga sulla loro fede.
Il miracolo assume così una struttura dialogica che riflette la struttura stessa della salvezza cristiana, l’incontro tra Cristo e l’uomo bisognoso. La fede è lo spazio e la possibilità di questo incontro. E la preghiera, che è coestensiva alla fede, esprime la dialogicità della guarigione: domanda e invocazione, supplica e confessione di fede. I due ciechi invocano pietà, pregano. La loro preghiera nasce dalla loro fede, tanto che Gesù potrà dire che la guarigione avviene grazie alla loro fede: “Avvenga per voi secondo la vostra fede”. Senza la fede anche Gesù è ridotto all’impotenza. Si dice altrove che Gesù “non poteva compiere nessun miracolo a causa della mancanza di fede, dell’incredulità delle persone” (Marco 6,5-6). Gesù dunque con un gesto terapeutico tocca gli occhi dei due ciechi e questi si aprono. Si realizzano le profezie dell’Antico Testamento: “Gli occhi dei ciechi vedranno” (Isaia 29,18); “Si apriranno gli occhi dei ciechi” (Isaia 35,5). E queste guarigioni indicano l’epoca messianica, ovvero che chi compie tali guarigioni è il Messia.
Seguire Gesù significa andare con lui fino alla croce perché così può avvenire quel passaggio dalla morte alla vita che è la resurrezione simboleggiata qui dal passaggio dal buio della cecità alla luce della visione nei due ciechi che vengono guariti.
Sintesi a cura di MM