Non amiamo a parole, ma con i fatti
Carissimi,
è solo l’amore di Dio che dà senso alla nostra vita, al nostro vivere e al nostro operare. San Giovanni ci dice stupendamente: «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1Gv 3,18). È un imperativo che rinvigorisce la nostra vita.
Nel nostro quotidiano dobbiamo imparare ad amare come Gesù ha amato. Dio, fonte di grazia e di tenerezza ha amato per primo (cfr 1Gv 4,10-19); non solo, ma ha amato donando tutto se stesso (cfr 1Gv 3,16).
È bello e gioioso essere in servizio ai fratelli, in modo particolare alle persone povere, malate, emarginate che aspettano da noi un saluto, un sorriso, un aiuto veramente caritatevole. Con il salmo 33,7 preghiamo: «Questo povero grida e il Signore lo ascolta». Tutti siamo poveri, bisognosi di aiuto, di comprensione, di fraternità e di solidarietà. Ma, donando con gioia, ci si arricchisce di tutto ciò che gratuitamente riceviamo dal Signore.
Con espressioni veramente forti san Giacomo ci dice: «Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano? Non sono forse i ricchi che vi tiranneggiano e vi trascinano davanti ai tribunali? […] Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: “Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa» (cfr Gc 2,5-6.14-17).
Quante belle occasioni si presentano nell’arco della nostra quotidianità di servizio caritatevole! Non dimentichiamo mai che Gesù ha voluto essere povero e presente nel povero; ha voluto mettersi al posto dei poveri, degli ammalati e degli indigenti per vedere come e con quanto amore li serviamo e come ci prendiamo cura di loro.
Dio ama i poveri, ama ciascuno di noi perché siamo preziosi ai suoi occhi e al suo cuore, pertanto non può che amare quelli che amano i poveri, che si curano di loro e che spendono la vita per loro.
San Giovanni dice: «Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1 Gv 4,20). E Gesù conferma: «Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato […] Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Mt 25, 34-35.40).
Don Adriano