Questo è il mio comandamento: amare!
Carissimi,
è bello vivere il comandamento dell'amore di Cristo Gesù consegnato a tutta l'umanità e a ciascuno di noi. Senza la Carità di Cristo Gesù nella dinamica della nostra vita, tutto ciò che esiste si spegne, la vita viene meno, il nostro vivere diventa insipido, il nostro operare manca di energia e di vera vitalità. La Carità di Cristo Signore, vissuta con impegno totale, diventa gioia di amare, gioia di donare, gioia di servire il Signore nei poveri, nei diseredati e negli emarginati. Servire Gesù nel prossimo, negli ammalati, in coloro che si sentono soli e abbandonati, si sintetizza nella carità di Cristo vissuta da noi. È la linfa che scorre nei tralci ed è la grazia e la vita che lo Spirito Santo dà agli stessi tralci perché producano meravigliosi frutti. Sono gli stessi frutti della Carità, fino al dono della propria vita.
Per amare davvero, bisogna imparare a donare, a servire e a perdonare.
Gesù ci dice: questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha amore più grande di questo: dare la propria vita per i suoi amici». (Gv 15,12-13). E aggiunge con energia: «Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri» (Gv 15,17). A noi tutti Gesù affida questo testamento, sintesi di tutti i suoi insegnamenti che sono compendio del Vangelo e originalità della bellezza della vita cristiana e umana, missione della Chiesa. «Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). Stupendo!
Anche oggi, carissimi, impegnando le nostre energie umane e spirituali, dobbiamo metterci all'insegnamento prezioso che Gesù ci dona per imparare ad amare e ad esercitare la Carità, mai del tutto assimilata, perché è difficile, ma non impossibile. Solo così possiamo diventare credibili in un mondo sconvolto e stravolto che ha il forte sospetto di tutto e di tutti. Lasciamoci prendere dall’urgenza di vivere il testamento prezioso che Gesù ci ha donato (Gv 13,35), perché tutti ci riconoscano suoi discepoli e che siamo una cosa sola: «Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,21). Il nostro operare nella carità di Cristo deve diventare una presenza viva dell'amore di Dio. Dobbiamo essere un segno evidente che siamo e vogliamo essere i discepoli di Cristo che donano perché amano, che servono i poveri e gli abbandonati perché in loro c'è anche Gesù da servire con gioia. Nell'ultima cena, Gesù nel suo testamento ci dice: «Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35; cfr Gv 15,12). E ancora, come abbiamo già citato: «Nessuno ha amore più grande di questo: dare la propria vita per i suoi amici» (Gv 15,13).
Il “prossimo” deve essere amato e servito come Gesù ci insegna. Qui è completamente rovesciata la logica dell’egoismo e della chiusura in se stessi. Dunque, non dobbiamo servirci dell'altro, ma dobbiamo servire l'altro senza strumentalizzarlo e servendolo con amore vero. Gesù ancora in merito ci dice: «Tutte le volte che l'avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l'avete fatto a me» (Mt 25,40).
Carissimi, affidiamo questo nostro cammino alla nostra madre Celeste, alla Vergine Santa, colei che ha saputo servire il Signore amando.
Don Adriano