I volontari raccontano...
“Sto cercando qualcuno che mi aiuti, al mattino, a fare il giro dei supermercati a ritirare il cibo per la mensa dei poveri; va bene anche un giorno alla settimana”.
Con questa frase di don Adriano è iniziata la mia esperienza nel volontariato. Ho avuto l’occasione di incontrarlo durante la Celebrazione Eucaristica e scoprire per la prima volta l’esistenza del Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione e della sua mensa dei poveri. Mia moglie, già volontaria presso un’altra organizzazione, insisteva da tempo perché anch’io mi dedicassi al volontariato, ma per un motivo o per l’altro non le ho mai dato ascolto. Questa è stata l’occasione che mi ha spinto ad iniziare.
A partire dalla fine del 2019, mia moglie ed io, iniziamo a prestare servizio nella mensa preserale di Via Belfiore 12 per un pomeriggio alla settimana. In queste occasioni abbiamo aiutato a preparare e servire i pasti, scoprendo una realtà che io non conoscevo: non solo l’impegno nel preparare tutto il necessario, ma l’importanza di trasmettere cordialità e umanità agli ospiti della mensa che, come ci ricorda sempre don Adriano, sono i più poveri tra i poveri. E così scopri anche che un grazie ricevuto rallegra il cuore e lo spirito.
In questo frangente ho avuto la possibilità di conoscere altri volontari come me, i quali mi hanno accolto con entusiasmo e benevolenza, trasmettendomi la loro esperienza e dandomi un aiuto prezioso per svolgere al meglio il servizio. Proprio questo mi ha fatto capire quanto sia importante l’unione e l’armonia di gruppo nell’aiutare al meglio le persone bisognose.
Ma le attività della mensa non si limitano solo alla distribuzione dei pasti, ma è quello che viene fatto durante la giornata che è fondamentale. Ho potuto apprezzare questo, iniziando poco per volta a ritirare presso i supermercati i beni alimentari a noi donati.
Il mio impegno presto si è evoluto da un giorno alla settimana ad un impegno quotidiano, al mattino insieme a don Adriano per il ritiro dei generi alimentari e al pomeriggio nella preparazione della cena distribuita con i sacchetti.
Con l’inizio del 2020 avviene un evento tanto inaspettato quanto difficile: arriva la pandemia. Tutto sembrava si dovesse fermare di colpo, ma così non è stato anzi, tutto è continuato con più forza grazie ad un grido di aiuto e di speranza ricevuto proprio dai più bisognosi. Toccante è stato il messaggio scritto a mano sulla saracinesca della mensa: “…e a noi che viviamo per strada chi ci di dà da mangiare?”
Questa richiesta di aiuto non è passata inascoltata e grazie alla forza di don Adriano con i suoi volontari, dopo un solo giorno di chiusura la mensa ha riaperto nel rispetto delle norme anti-covid riuscendo ad organizzare la preparazione della cena e la sua distribuzione nei sacchetti. Anche mio figlio è stato coinvolto e ha potuto dare il suo contributo, prima scaricando i furgoni pieni di alimenti e poi aiutando a preparare i panini o tagliando la pizza. Il suo impegno non si è fermato e tutt’ora fa in modo di partecipare attivamente dedicando due domeniche al mese e quando possibile anche i ritagli di tempo libero dal lavoro.
L’esperienza che tutt’ora la mia famiglia sta vivendo ha fatto sì che tutto l’impegno dato si trasformasse in gioia e serenità in casa, “ricordandoci sempre che le persone più felici non sono quelle che ricevono di più, ma quelle che danno di più” [cit.
Silvano