I volontari raccontano...
Ieri, verso sera, mentre mi stavo preparando la cena, ha squillato il telefono. Ho risposto. Sono rimasto impietrito, stupito e lusingato: un uomo così vicino a Dio mi stava telefonando.
“Sono don Adriano, sto parlando con Vittorio?” “Ti ho cercato tanto… ti chiedo un favore: descrivi per il giornale del Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione che cosa ti ha spinto a far parte della nostra Associazione.” Gli ho risposto che l’avrei fatto volentieri.
È una domanda che mi è stata fatta molte volte ed alla quale ho sempre dato risposte diverse perché, nel tempo, le motivazioni si sovrapponevano.
Quando avevo sei anni e stavo andando in chiesa per ricevere la prima comunione, sono andato in cortile ed ho guardato il cielo nuvoloso nel quale ho scorto una croce luminosa. Quella volta la domanda me la sono posta io: che cosa mi aveva spinto a guardare il cielo? Non mi sono ancora dato una risposta. Ora è Don Adriano a riportarmi a quella domanda con la sua richiesta.
Quella visione mi ha lasciato dentro un segno. Ho vissuto una vita intensa, travagliata, ho superato tutto rivivendo nei momenti bui quella visione.
Uno di questi momenti bui l’ho vissuto al tempo della pandemia, durante la quale ho vissuto nel deserto, scartato da tutti, messo da parte perché avevo superato i settantacinque anni di età.
Di anni ne avevo parecchi di più, ero consapevole di essere anziano ma non ancora vecchio.
Mi sono rivolto a Don Adriano che mi ha ridato la vita accogliendomi a braccia aperte.
Sentivo forte il desiderio di trovare un luogo santo dove si lavora e si prega: l’ho trovato .
I volontari della mensa di via Belfiore mi hanno accolto con spirito fraterno. Non finirò mai di ringraziarli.
Ogni domenica chiedo ai responsabili che all’apertura dello sportello mi concedano di distribuire il caffè agli ospiti che lo desiderano. Fra loro ritrovo persone con le quale ho fatto un percorso di vita in altre realtà di volontariato e che ora fanno parte della mia famiglia allargata.
Divido con alcuni di loro il pranzo del mercoledì. A casa mia.
La mascherina che indossiamo ci copre parte del viso, quindi abbiamo imparato a sorridere con gli occhi, che sono lo specchio dell’anima e ci aiutano a entrare sotto la pelle per diventare amici.
Se manco una domenica alcuni mi chiedono se per caso fossi stato ammalato. Io rispondo: “avevo un impegno di famiglia, comunque se non mi vedrai più sarà perché ho risposto alla chiamata in Cielo prontamente, un po' come quando è arrivata, a diciotto anni, per andare a servire la patria”.
Nel porgere loro il caffè caldo nel bicchiere di plastica mi viene spontaneo di dire: “Ecco Signore”. Poi mi sono chiesto il perché e questa volta la risposta me la sono data subito. Lo faccio con la speranza che uno di loro possa essere Dio che è venuto sulla terra a passare un fine settimana e passando per via Belfiore si sia messo in coda alla fila.
A breve, quando sarò finalmente chiamato a rendere conto di come ho speso la mia vita, sarà lui a porgermi un bicchierino di caffè caldo.
Vittorio