I volontari raccontano...

Sono un pensionato, di 77 anni, nonno di 2 belle nipotine. Il mio percorso di fede fino all'arrivo al Cenacolo è stato molto tortuoso. Dal catechismo, elementare, non ho mai più studiato o approfondito la religione. Avevo fede, un po' a modo mio e con tutte le relative contraddizioni, ma la mia partecipazione nel tempo è passata da tiepida, a molto tiepida. Il motivo è stupido perché ho finito col confondere Dio con i comportamenti della Chiesa, fatta da uomini con i relativi pregi e difetti. Infatti, da cattolico, ho sempre creduto e difeso lo Stato laico sul piano dei diritti sociali ed umani ed ho vissuto negli ultimi 20 anni un forte conflitto con la Chiesa istituzione "terrena", per il continuo suo interferire, esercitare il "potere temporale" nei settori della politica, dell'economia e finanza, senza considerare gli scandali.
Ad ottobre 2018 tutto finisce. Muore mia moglie Silvana, 9 anni di fidanzamento e 44 di matrimonio, dopo un tumore durato solo 6 mesi. Entro in una forte preoccupante depressione; mi colpevolizzo concentrandomi e torturandomi solo su tutti gli errori che avevo fatto nella nostra vita di coppia e di famiglia. Inizio così un percorso di farmaci e di analisi, che continua ancora. Il mio amico Nicola, che era al Cenacolo, nei primi mesi del 2019, mi invita a venire alla mensa "per aiutarmi a dare un senso alle mie giornate tenendomi occupato". Inizio, come volontario, a lavorare il mercoledì, oggi lo si fa il sabato, per i pacchi alle famiglie. Dopo, inizio anche a lavorare per il preserale che al tempo si svolgeva all'interno con tutti i bisognosi seduti ai tavoli e serviti dai volontari con i piatti caldi preparati in cucina. Impagabile e segnante è l'esperienza di passare tra i tavoli e servirli mentre gli occhi si guardano e le parole scorrono fluide e sincere. All'inizio il mio stress emotivo mi blocca, ma poi pian piano il carisma di Don Adriano, il suo incoraggiamento per tutti noi ed il suo amore di servizio per tutti gli ospiti della mensa, la capacità degli altri di farmi sentire parte del gruppo, la bellezza ed il senso profondamente spirituale dell'iniziativa e la concretezza del servizio ai poveri mi hanno trasformato: non "occupavo più il tempo" ma lo donavo agli altri con amore. E questo è stato il seme per la rinascita sul piano spirituale.
Era la mattina del 7 settembre 2019, giorno dell'anniversario del mio matrimonio, ho sentito una spinta prepotente, incontrollabile ad incontrare Dio. Giravo senza meta, ma con questa spinta nel cuore fino a che le gambe mi hanno condotto nella Chiesa di San Salvario in Largo Saluzzo, vicino alla mensa. E lì ho ritrovato Gesù, Silvana e la mia strada di fede.
Non ho mai parlato con don Adriano della mia vicenda, pur essendo certo che le sue preghiere siano state di aiuto, ma quando il don mi ha chiesto di scrivere la mia testimonianza non ho avuto esitazione. La mia solida e convinta fede di oggi è il frutto di un percorso iniziato, e non finito, con don Adriano e la sua attività di amore a servizio dei più bisognosi di aiuto.
anamente.

Claudio