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L'identità di Gesù: il battesimo, le tentazioni, il programma di vita (parte 1)

La riflessione di padre Domenico Marsaglia


1. Il Giordano: Battesimo di Gesù

Prima di affrontare la lettura del battesimo di Gesù, voglio evidenziare lo stile grandioso con il quale Luca inizia il capitolo 3 del suo vangelo. “Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconitide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto” (Lc 3,1-2). Questo sincronismo storico, così solenne, ha lo scopo di non dare immediato rilievo alla figura di Gesù (che verrà annunciata poco dopo), ma piuttosto di definire tre atteggiamenti basilari con i quali leggere l’intero vangelo di Luca. E’ una cortesia, un aiuto che l’evangelista ci offre per prepararci alla meditazione.

1°) “La parola di Dio venne su Giovanni” e lo mette in cammino… “Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati” (Lc 3,3). La parola di Dio viene su di noi e ci mette in cammino… 2°) La storia che Luca racconta è una storia vera, è una storia accaduta, in un tempo, in un luogo e in un momento storico. 3°) Va sottolineata anche l’universalità di questa storia. Il sincronismo storico abbraccia anche Tiberio Cesare. La parola viene, ci coinvolge in una storia vera, nell’ottica della universalità. Sono particolari da ricordare ogni volta che ci accosteremo al vangelo di Luca.

Battesimo di Gesù. “Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento” (Lc 3,21-22).

Il testo è breve e il racconto è molto compatto, anche grammaticalmente: ci sono dei verbi all’imperfetto, al participio e al tempo finito. La discesa dello Spirito unifica le varie parti. Cosa produce questa discesa? Discende su Gesù Cristo. Ma chi è Gesù Cristo? Quali sono le qualifiche per identificarlo? Di Gesù ci viene detto che è il Figlio di Dio, il Figlio amato, anzi “l’amato”, in cui il Padre ha posto e trovato tutto il suo favore, tutta la sua gioia e appagamento. Non dimentichiamo che la comprensione di queste affermazioni cristologiche è dono dello Spirito Santo. La sua funzione primaria, infatti, è rivelare Gesù, farci capire chi è Gesù, “guidarci a tutta la verità” (Gv 16,13).

Chi è lo Spirito Santo? Parlare dello Spirito è sempre difficile. Forse è facile elencare le tracce e i segni dello Spirito. Se ci sono questi segni, lo Spirito è in azione, se mancano, significa che lo Spirito è assente. II vero discorso sullo Spirito non è la speculazione sulla sua natura, ma è vedere le modalità e le tracce della sua presenza. Mi sembra che tutto il Nuovo Testamento sia d’accordo con questa idea, incominciando dal nostro racconto.

Un primo segno della presenza dello Spirito è la comprensione di Cristo, una comprensione viva e attuale: Gesù è il Figlio di Dio, “l’amato”. Questa prima vocazione è seguita da una seconda, dove si dice: “in te ho posto il mio compiacimento”. Qui è chiara l’allusione al profeta Isaia: “Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia” (Is 42,1-4). In questo testo si parla di un servo che, proprio perché Dio si compiace di lui, è missionario, è mandato alle nazioni, perché il suo compito è di annunciare il diritto e la giustizia (due parole quasi equivalenti), e la prima giustizia, la prima cosa giusta da dire e da fare, è affermare che solo Dio è Dio, e nessuno deve prendere il posto di Dio.

Padre Domenico Marsaglia

 

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