Un giovane racconta
Desidero più di ogni altra cosa, diventare uno strumento di Gesù, e prego anche la Madonna di donarmi quella forza che ha ricevuto Lei nei momenti più difficili della sua esistenza. Prego per ricevere dal Signore la forza di non “mollare” di fronte alle difficoltà della vita. Lo so, è difficile, soprattutto quando la conversione è così pressante.
Un giorno dei primi di Marzo 2009 mio cugino disse a me e a mia sorella di 27anni: "Io, da anni, partecipo alla Messa nel santuario N. S. della Salute". Io non sapevo neanche che ci fosse una chiesa, al massimo, passavo al mercato della piazza antistante per fare acquisti convenienti.
Un lunedì, esattamente il 23 Marzo 2009, non avendo potuto partecipare alla messa domenicale nella nostra parrocchia per motivi di lavoro, abbiamo deciso di andare alla Messa in Via Vibò alle ore 20,30. Io, ridendo, avevo detto a mia sorella: “Ci saremo tu, io, Gesù e il prete”. Invece no; entrando nel Santuario dal portone anonimo di Via Vibò mi è sembrato di trovarmi in un’altra dimensione: la chiesa era piena di fedeli che pregavano per i loro problemi, per la loro famiglia e per gli amici. Io non sentivo nulla intorno a me, partecipavo alla S. Messa, come se avessi un rapporto a due: io e Gesù. Non conoscevo don Adriano: mio cugino non mi aveva mai parlato di lui per cui non sapevo che è un sacerdote che rivolge particolare attenzione nel suo ministero ai bisognosi, ai sofferenti, ai malati e ai giovani che sono alla ricerca della propria identità e dell’incontro con il Signore fonte di luce, di speranza e di gioia.
Quella sera, accompagnata da mia sorella e da mia madre, ascoltavo la Messa, ma avevo una sofferenza interiore e profonda, una crisi d'identità; non trovavo gioia di vivere e di comunicare. Eppure io ero sempre stata in mezzo alla gente, invece in quel periodo, mi sentivo in balia di tutto, non riuscivo a decidere per me, avevo bisogno che qualcuno decidesse per me. Mia sorella era molto preoccupata perché io ero sempre stata una ragazza autonoma. Può capitare a tutti di entrare in questo vortice; molti non riescono ad uscirne, oppure hanno delle ricadute negli anni; non sono malattie del corpo, ma dello spirito, della psiche e della mente. Mi sentivo accecata, come se vivessi nel buio, isolata; non volevo vedere la luce, mi nascondevo e pian piano mi chiudevo in me stessa. Credetemi, era una cosa che succede molto facilmente: all'inizio nessuno se ne accorge, tutti pensavano che io stessi passando un periodo negativo, perché mi conoscevano e mi hanno sempre vista attiva e raggiante. Quello è stato il momento decisivo, quello in cui la fede, la famiglia, le amicizie, mezzi del Signore, mi hanno aiutato a reagire. Quel lunedì, alla fine della Messa, mio cugino si avvicinò a me e io scoppiai a piangere; volevo gridare il mio dolore interiore, ma in quel momento si avvicinò mia sorella con un suo ex-compagno di scuola, Marcolino che, con il suo entusiasmo e con gioia, ci condusse da don Adriano per chiedergli una preghiera intensa. Noi ci siamo tenuti tutti per mano e abbiamo ricevuto la benedizione del Signore. Quella sera smisi di piangere solo quando sono andata a dormire.
Da quel giorno è iniziato il mio cammino spirituale e lentamente io sono “rinata”. Marco successivamente mi ha contattata per invitarmi a partecipare all'adorazione eucaristica del venerdì sera in via Bossi 28. Quel venerdì don Adriano era assente in quanto stava celebrando gli esercizi spirituali in una comunità di consacrate; ma non mi spiegavo come mai la sua presenza fosse importante per l’animazione nel tempo di adorazione eucaristica. Appena entrai nella cappellina di Via Bossi 28, mi sono sentita in pace, aperta e serena per tutto il tempo della preghiera in quanto sentivo forte la presenza di Gesù Eucaristia.
La svolta della mia vita era iniziata. Lunedì 4 maggio 2009, appena incominciata la Messa, grazie all’invito insistente di Cristina, sono andata a confessarmi; sono scoppiata a piangere lacrime di gioia immensa; volevo urlare a tutta la chiesa il mio amore per Gesù Salvatore! Il confessore mi ha chiesto perché piangevo, se ero turbata da qualche confessione nascosta; io gli risposi che piangevo di gioia, le mie lacrime erano di ringraziamento perché Gesù mi aveva trasmesso una pace immensa manifestandomi che “Dio è amore”, misericordia e tenerezza.
È successa una cosa stranissima: il sacerdote confessore mi ha consigliato di scegliere un padre spirituale affinché mi aiutasse a percorrere un cammino di conversione e di intensa vita spirituale. Io non sapevo neanche che cosa significasse e chiesi a Marco di spiegarmi di che cosa si trattasse; lui mi disse di parlarne con don Adriano che mi avrebbe saputo rispondere in modo esauriente.
Ma io vivevo e vivo ancora in modo non del tutto aperto l’incontro con don Adriano; da lui mi sento scrutare con tanta bontà e questa è una sensazione comune anche ad altre persone. È bella la potenza dello Spirito Santo che lui sempre invoca su di sé e su di noi!