Le preghiere salvano… davvero!
Ci sono incontri, negli attimi della vita, che determinano i nostri stati d’animo, cambiano i nostri pensieri e spesso la vita stessa. Incontri di sguardi, di condivisioni, di solidarietà. Il mio è stato un incontro con tante persone speciali, ma soprattutto con la fede e attraverso ad esse con Dio.
La telefonata di mia madre è arrivata sul lavoro; le sue parole incomprensibili, strozzate dal pianto; riuscivo solo a capire: “Marco non respira!”. Non riuscivo a crederci. Tre giorni di febbre, nessun sintomo, il dottore diceva che era influenza, e lui non respirava. Sono la sorella di un giovane di 44 anni che si è ammalato di una grave polmonite da legionella ed è stato ricoverato per ben 35 giorni in rianimazione. Nella mente le immagini di lui con un grosso tubo in bocca, la macchina che innalzava il torace a colpi secchi, duri, per farlo respirare, gli occhi chiusi da cerotti, i fili che aveva sul torace, le undici flebo nel suo corpo, il catetere e tutti i macchinari vicino a lui che monitoravano respiro, battito, pressione, febbre, ossigeno, sono ancora oggi ricorrenti, arrivano come flash.
La prima sera che sono andata da lui non riuscivo neppure ad avvicinarmi per paura di toccare qualche filo; lui era in coma. La disperazione e il senso di impotenza mi hanno invasa ed assiduamente cercavo parole di conforto che non arrivavano. I dottori non davano nessuna speranza che lui potesse salvarsi. Poi ho notato un’infermiera vicino a Marco, che nei giorni a seguire non ho mai più visto, che aveva la somiglianza impressionante con una cara amica defunta, e improvvisamente, guardandola e senza pensare alle parole, con un filo di voce le ho detto: “Sono contenta che lei sia qui”. Non ho avuto risposte, né con parole né con lo sguardo. Istintivamente le rivolsi una domanda: “Cosa posso fare?”. E’ stato allora che lei mi ha guardata e mi ha detto: “Prega, prega, prega e stagli vicino, fagli sentire che ci sei, parlagli”. Quelle parole dette con tanta serenità mi sono entrate nell’anima e, uscita di lì, ho iniziato a pregare quasi ininterrottamente chiedendo anche alle persone che conoscevo di pregare.
La Divina Provvidenza mi è venuta in aiuto quando la ragazza addetta alle pulizie dell’ufficio dove lavoro mi ha regalato un’immagine di San Giuda Taddeo, il santo dei casi disperati, e mi ha dato il numero di cellulare di don Adriano. Io, mio fratello e mio marito avevamo già conosciuto don Adriano una domenica; eravamo arrivati nel Monastero di Casanova quando la Messa era finita, ma avevamo ancora ricevuto la benedizione. In quel breve attimo la serenità era entrata in noi ed eravamo molto desiderosi di partecipare ad una celebrazione eucaristica, all’adorazione e alle preghiere di intercessione.
Purtroppo con il problema di Marco in ospedale non ci fu possibile. Avevo paura di essere troppo invadente chiamando don Adriano, ma la disperazione ebbe il sopravvento. La sua voce calma e pacata subito mi rasserenò e mi assicurò che avrebbe intensificato la preghiera e che il Signore avrebbe operato meraviglie.
Nei tre mesi che Marco è stato in ospedale ho telefonato più volte a don Adriano e sempre il solo sentire la sua voce riusciva a farmi stare meglio. L’ultima telefonata è stata per dargli la notizia che Marco non solo era miracolosamente salvo, ma addirittura dimesso dall’ospedale.
Ora Marco sta meglio anche se ancora indebolito. Abbiamo partecipato alla Messa, all’adorazione e alle preghiere di intercessione per la guarigione e liberazione dei malati nel corpo e nello spirito. È stata un’esperienza commovente e meravigliosa. La serenità che abbiamo ricevuto è difficile tradurla con parole. Non ringrazieremo mai abbastanza il Signore per la grande grazia ricevuta e don Adriano per le sue efficaci preghiere e la sua grande disponibilità caritatevole verso i sofferenti.
Grazie di cuore a tutto il Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione e a tutte quelle persone che, con gli occhi velati di lacrime, con una telefonata, ma soprattutto con la preghiera, hanno condiviso con noi la paura, il dolore e la sofferenza infondendoci coraggio, fiducia, speranza e gioia.