Una tregua di sollievo fisico e spirituale
Avendo già vissuto la perdita di un fratello e di una sorella accompagnandoli nel trapasso, ancor più fui colpita dalla malattia dell'unico fratello rimasto; un calvario lungo e doloroso per le difficoltà respiratorie e l'angoscia che le accompagnava. A crisi acute seguivano pause di remissione del male, ricoveri in ospedale a soggiorni in famiglia, amorevolmente accudito da moglie e figlia.
La scorsa estate un peggioramento improvviso indusse i medici ad avvisare i familiari: “È prossimo alla fine, la medicina non può più soccorrere in nulla”. Accorsa al suo capezzale vissi tutte le ansie di quei tragici momenti: paura di perdere l'unico affetto rimasto dei miei familiari, rimpianto per le cose che ancora avrei potuto dirgli, adesione alle sue sofferenze. Fu allora che emerse la risorsa della preghiera. Non una preghiera qualsiasi, ma quella accesa dalla fede e di cui don Adriano era esempio vivente e che avevo appreso nella frequentazione del Cenacolo Eucaristico, soprattutto nei ritiri spirituali nel Monastero di Casanova.
“O Signore - invocai dietro suggerimento dello Spirito - aiutalo tu! Se vuoi, più ancora concedergli tutto il tempo che a Te piacerà, affinché non muoia in questo squallido letto d'ospedale, ma tra le mura domestiche, circondato dall'affetto dei suoi cari e dal conforto della preghiera”. Ero ben consapevole che la mia era una richiesta impossibile, cui la scienza aveva già dato la risposta, quella di un NO senza appello. Nella preghiera volli coinvolgere i familiari e gli amici, suggerendo la preghiera della Madonna Miracolosa la cui medaglia venne loro distribuita. Anche don Adriano fu fatto partecipe delle nostre angosce ed egli, con quel timbro di voce che smuove i cuori: “Prega, prega!!”, invocò con occhi brillanti di amore.
E fu la sua preghiera a ottenere l'impensato, il disatteso, il miracolo. Già il giorno seguente e poi nei successivi fu un lento ma costante miglioramento che permise ai medici di dimetterlo e rinviarlo alle cure domiciliari sotto la supervisione del Servizio Sanitario.
Durante i mesi di permanenza in famiglia mio fratello visse momenti di vera pace e gioia. Ritornò il sorriso, la sua volontà di comunicare, lui che, anche quando era in salute, era piuttosto taciturno. In certi momenti manifestava uno humor che suscitava ilarità nei presenti. Non mancarono momenti di sofferenza ma anche episodi esaltanti, come i festeggiamenti per il cinquantesimo anniversario di matrimonio egli incontri di gruppo che l'equipe terapeutica seguiva per l'evolversi del suo processo clinico. Eritornò la gioia della preghiera. Gli parlai di don Adriano ed egli espresse la voglia di conoscerlo. Ricevette con gioia anche la visita del parroco e ne ricevette sollievo. Con lui ebbi dei colloqui esaltanti, gli trasmisi e ne ricevetti confidenze toccanti, proprio quelle per cui avevo pregato.
Ora, soddisfatti tutti questi miei desideri, rimaneva quello previsto dal disegno divino: che il grande trapasso avvenisse senza traumi angoscianti. E anche questa volta fui esaudita. A dicembre le crisi furono più frequenti ed egli andò incontro al Signore poco prima di Natale, giorno del suo compleanno.
Dei tanti eventi di questi mesi di sofferenza e di amore rimane il suono di quelle parole di don Adriano: “Prega...prega!”.
Ringrazio il Signore Gesù per tutti i benefici che ci ha concesso.
Grazie a Maria SS.ma del Cenacolo Eucaristico!
Ringrazio anche don Adriano per le sue preziose preghiere di intercessione.