Una guarigione difficilmente sperabile
Sono un piccolo imprenditore e qualche tempo fa ho passato un brutto periodo di ansia, a causa di un problema che era emerso nella mia azienda. Un dipendente, a seguito della frattura di un braccio, aveva superato i 41 giorni di infortunio, per cui, secondo le leggi italiane, era scattata automaticamente la denuncia alla Procura della Repubblica con relativa indagine da parte degli organi di sorveglianza e relativo processo a carico del datore di lavoro.
Sebbene l’incidente non fosse dovuto a inefficienze nel sistema di prevenzione e sicurezza adottato dall’azienda e nonostante tutte le rassicurazioni del mio avvocato difensore, man mano che si avvicinava la data del processo uno stato di ansia cresceva all’interno di me facendomi svegliare di soprassalto durante la notte.
Una domenica durante una giornata di sci venni colto da una agitazione tale che mi fece addirittura dimenticare che cosa stavo facendo. Percorrevo la pista da cima a fondo senza accorgermi che lo stavo facendo. Il mio pensiero era rivolto al giorno che mi sarei dovuto presentare davanti al giudice. Cercavo di tranquillizzarmi sapendo di avere la coscienza a posto, ma l’ansia mi prendeva allo stomaco. A bordo della pista dove sciavo c’è una bella statua raffigurante San Pio da Pietrelcina benedicente. Essendo io un suo devoto fin dai tempi della mia giovinezza, mi rivolgevo a lui chiedendogli di togliermi di dosso questo senso di oppressione. Terminata l’ultima discesa, durante I'avvicinamento a casa il mio pensiero è andato all’amico don Adriano; mentalmente gli ho chiesto: “don Adriano, tu che sei così vicino a Gesù e che tante volte ti ascolta, ti prego chiedigli da parte mia di essere sollevato da questa tribolazione; comunque ti spiegherò meglio martedì prossimo durante la S. Messa a Casanova”.
Nel tragitto in auto dalla stazione sciistica a casa, mi sentivo subito sollevato dall’angoscia che mi aveva attanagliato per tutta la giornata.
Arrivato a casa mi sedetti a tavola con la mia famiglia per cenare, ma non parlai con loro della mia “ansia pomeridiana” anche per non caricarli delle mie preoccupazioni. Finito di cenare mi sedetti sul divano godendomi la fiamma del camino. Alle 22.30 circa, quando stavo per recarmi a letto, squillò il telefono di mia moglie; con sommo stupore leggemmo sul visore che era don Adriano! Lei rispose e la sentivo dialogare con lui fin quando rispose alle sue domande dicendo:”... si, è qui seduto al divano. Si, oggi è andato a sciare...” a questo punto ho capito che stava chiedendo dove fossi e come stavo per cui me lo sono fatto passare e subito gli ho chiesto sorridendo: ”ciao don Adriano forse che oggi ti ho disturbato?" Lui mi disse che mi aveva percepito nella neve e che aveva capito che avevo bisogno di aiuto. Gli raccontai la storia della mia giornata.
Il martedì dopo mi tranquillizzò dicendomi che avrebbe ancora pregato per me.
Al processo tutto andò benissimo con assoluzione piena perché non avevano riscontrato responsabilità alcuna nei miei confronti, nè in carenze dell’azienda. Ringrazio don Adriano per le preghiere e per l’intercessione presso Gesù, ma il mio rendimento di grazie e di lode va a Gesù che mai mi abbandona, ma che sempre mi sostiene; ancora un grazie a don Adriano che ha pregato intensamente per me.